testo curatoriale in R. Erer, “Matrimoni: la Turchia vista dalla camera da letto”, Fernandel, Ravenna 2007
Forse leggere fa male…Ramize Erer e le donne turche.
Attenzione donne: dimenticate quello che vi è stato detto a scuola. Probabilmente la lettura è un danno. Se infatti prendiamo i dati comparativi tra donne e uomini della UE, emerge con chiarezza che uno dei pochi indicatori per i quali la donna supera l’uomo è quello relativo alla lettura: in tutta Europa le donne leggono di più. Vanno anche di più a teatro (fanno eccezione Francia e Portogallo): questo però non le aiuta ad ottenere stipendi pari a quelli maschili, a laurearsi come i colleghi dell’altro sesso, ed in generale ad ottenere quel posto al sole che la sola dichiarazione di parità dei diritti non è in grado di garantire.
Ma non abbattiamoci: ci sono i Paesi terzi, soprattutto la Turchia, un paese laico sì, ma di tradizione musulmana, e quindi fortemente maschilista. Anche qui attenzione: ci sono contraddizioni ed ombre, ma in alcune cose le donne turche hanno dei primati.
Il principio di parità era già stato garantito dall’Impero ottomano nel 1857. E le donne ottennero il diritto di voto nel 1934: per le italiane c’è voluta una Guerra Mondiale catastrofica. Ricoprono posti chiave soprattutto in settori come la Borsa e le nuove tecnologie, settori che tradizionalmente sono di pertinenza maschile dalle nostre parti. Questo basta per dire che le donne turche hanno gli stessi crucci di quelle francesi? La risposta non può essere che “nì”. La scala di grigi della realtà è sempre più vicina al vero delle contrapposizioni che usano il bianco e il nero: bisogna osservare attentamente molti fattori per potere comprendere una società complessa. Un pezzetto che può aiutare nella ricostruzione di questo puzzle è anche la satira e il fumetto, in quanto strumento largamente popolare e fortemente sintetico. E in Turchia ci sono anche donne che si dedicano all’arte della “caricatura” (è il termine più vicino a quello usato in turco per definire il genere): Ramize Erer è una delle disegnatrici più famose in patria.
L’autrice ci racconta con sottile ironia e occhio sociologico molte donne e molti matrimoni, quindi anche molti uomini. Il suo Paese, non diversamente dal nostro, ha molte identità. Convivono il tradizionalismo più bieco e repressivo e la libertà sessuale sbandierata e frivola. Tra questi due poli ci sono molte sfumature e Ramize, nel suo lungo lavoro di disegnatrice attenta alla società, le scandaglia tutte. Ricorda molto da vicino autrici come Claire Bretecher, che ha legato il suo nome all’identità fragile e ambigua delle donne post liberazione sessuale, e Maitena, che cartografa le abitudini e le ossessioni femminili delle donne ispaniche. E nel nostro Paese? In Italia c’è Silvia Ziche che negli ultimi anni ha creato una striscia simile, ma sicuramente con meno interesse sociologico e maggiore autobiografismo.
Il lavoro della satira sociologica è tutto sommato semplice: si tratta di guardare dallo spioncino e ritrarre l’assurda realtà e le sue contraddizioni. È quindi un lavoro di cronaca … Ma è proprio nella apparente semplicità il grosso rischio. Bisogna togliere fronzoli, dettagli, sintetizzare per colpire il bersaglio. E Erer è una maestra della sintesi satirica. Si possono leggere articoli e saggi sul marito conservatore turco, ma ne cogliamo i tratti e le idiosincrasie con eccezionale velocità attraverso il colpo veloce della battuta sagace. Scopriamo anche che accanto al baffuto turco, esiste il turco alternativo seguace della vita naturale. Vi ricorda qualcosa?
Paradossalmente la forza delle strisce dell’autrice di Istanbul non risiede nel suo essere la voce di un mondo orientale e diverso: è esattamente il contrario. Quello che più colpisce è invece la vicinanza culturale, il nostro identificarci con estrema facilità nei discorsi privati femminili registrati, nei pensieri esplicitati delle donne del libro. Non sono così diverse da noi le donne turche. Alcune portano il velo, altre la minigonna. Ma sembra che anche sul Bosforo il romanticismo a volte si infranga sul muro del matrimonio.