Komikazen 6° Festival internazionale del fumetto di realtà, Ravenna 2010
Zograf, conosciuto non solo dal pubblico del fumetto, ma anche da coloro che hanno seguito con attenzione le vicende del Paese oltre Adriatico, rappresenta uno dei migliori esempi di come fumetto, storia contemporanea e reportage ad immagini, possono essere correlati. Il lavoro artistico di questo giornalista - disegnatore è centrato sulla rappresentazione della realtà, letta dagli occhi onirici di un disegnatore che vuole autorappresentarsi come occhio ingenuo di osservazione. L’aspetto onirico e di ricerca dei processi di elaborazione del sogno e dei meccanismi a questo sottesi costituiscono una delle tematiche trasversali al suo lavoro (come testimonia anche il libro Psiconauta, pubblicato anche in italiano).
Certo Zograf è diventato famoso negli anni ’90 a seguito del bombardamento della sua cittadina, Pancevo, e delle lettere e delle storie a fumetti che venivano pubblicate negli USA e poi anche in Italia, mentre la NATO gettava i cosiddetti missili intelligenti. Ma Zograf era attivo già dalla fine degli anni ’80 e grazie a questa sua precedente attività aveva contatti con numerosi disegnatori nel mondo.
Veniva pubblicato all’epoca su pubblicazioni di piccola tiratura o in autoproduzioni, ma gli elementi fondamentali del suo stile erano già tutti presenti in nuce. Lo sguardo disincantato e stupito, la soggettiva forte con cui il lettore si trova a guardare e leggere le storie, il tratto che riprende un certo modo di disegnare dei naif. Tutto questo era già presente anche allora.
Sicuramente lo scarto nella produzione a fumetti è stato di altro tipo, ovvero nel mettere se stesso al centro della narrazione delle proprie storie. Tale aspetto è diventato un tratto peculiare del disegnatore serbo proprio a seguito dei bombardamenti. L’incredulità di fronte a quanto stava vivendo e la necessità di raccontare il procedere della quotidianità nella rottura delle regole “non scritte” del tempo di guerra lo spinsero a scegliere di diventare lui stesso il personaggio principale dei suoi fumetti. Egli in questo modo desiderava sottolineare il forte sguardo soggettivo (non puntava alla cronaca giornalistica o storica) e acuiva sicuramente allo stesso tempo la percezione di realtà di quanto stava raccontando, visto che una delle cose che si perde più presto quando si sta in guerra è la cognizione di cosa accada al nemico e dove stia la verità dell’informazione. Quindi comparivano sia il senso del limite (vi racconto questa storia unicamente dal mio modesto punto di vista), sia della veridicità (è la mia vita e io ci sono dentro).
Questa modalità narrativa è poi diventata la cifra stilistica del lavoro di Zograf, sia che lui ci racconti brevi e fulminanti frammenti delle città che visita, sia che ci faccia irrompere nei suoi sogni. Questo viaggiatore con il binocolo della metafora visiva ci porta a scoprire dettagli e continenti che i nostri occhi miopi da un'abitudine allo sguardo assopito diversamente non potrebbero conoscere.