Bosnian Flat Dog, inguineMAH!gazine #2 – anno1 (2003)
Nel maggio 1999 i fumettisti svedesi Max Andersson e Lars Sjunnesson, mentre si trovavano ad un happening di fumetto underground a Ljubljana, ovviamente invitati dagli iperattivi organizzatori di Stripburger, improvvisamente si trovarono catapultati in una rete di imprevedibili eventi che li portarono attraverso la Croazia e la Repubblica Serba a Sarajevo in Bosnia, accompagnati dal suono dei bombardamenti della Nato. Questa esperienza ha portato alla creazione del progetto di fumetto BOSNIAN FLAT DOG, che qui viene presentato per la prima volta in italiano.
La storia, inizialmente intesa come un normale diario di viaggio, si traduce ben presto in altro: parte del subconscio collettivo dei Balcani emerge nel personalissimo mondo delle strisce degli autori.
Il generale Tito, vero protagonista muto di questa storia, ben rappresenta il nodo irrisolto e il passaggio da storia a mito, che spesso genera mostri e ideologia in ogni parte del mondo: esso diviene nella storia presentata un’icona e allo stesso tempo un simulacro trash di quello che, sugli avvenimenti terribili di questa parte di mondo, è stato scritto.
La storia, nel suo surrealismo che rimane sempre ai confini con la probabilità, diviene anche un’esplorazione del come si percepisce la realtà e la propria identità: alla fine del racconto gli autori, protagonisti anche della storia rappresentata, ne usciranno essi stessi cambiati. Essi stessi hanno dichiarato in un’intervista che interpretano questo lavoro perlopiù come viaggio iniziatico e di personale mutamento.
Un elemento interessante di questo particolare racconto è l’aspetto metodologico. Gli autori sono espressamente coautori, e non come spesso accade “uno scrive, l’altro disegna”. In questo modo essi sono arrivati a creare un terzo stile che ricorda entrambi, ma che si concretizza in un diverso autore, che loro stessi dicono di non conoscere. Dal punto di vista pratico si sono posti delle regole semplici, ma ferree, che ricordano un po’ i principi del brain storming: su ogni vignetta ciascuno doveva inserire il proprio contributo, continuando il disegno dell’altro. Non erano ammessi commenti o apprezzamenti.
Da questo esperimento anche progettuale, esce la storia di cui vi presentiamo la prima puntata: psichedelica, assurda, espressionista, trash a tratti, avventurosa. Un po’ come sono i Balcani.