Il 1999 è l’anno della prima edizione di RAM, il concorso per artisti visivi under 35 del territorio. Il contesto era sensibilmente diffe- rente dall’attuale. C’erano ancora alcune gallerie storiche operanti a Ravenna, come La Bottega in via Baccarini, la Galleria Sumithra e l’albergo Cappello, da poco inaugurato, che funzionava anche come spazio espositivo. Il MAR come istituzione ancora non esisteva (pur essendo casualmente il palindromo di RAM). C’era poi la pro- grammazione di No border a S. Maria delle Croci.
La prima edizione non fu strutturata su selezione pubblica, ma curatoriale. Scegliemmo con libertà e spregiudicatezza gli artisti co- etanei che ci sembravano più interessanti. Davide Reviati che pur disegnava fumetti con uno stile differente da quello maturato con gli anni, ci apparve interessante e degno di nota; Gianluca Costanti- ni, ancora nella fase decorativa, Luca Gambi con le sue foto/istalla- zioni, Sara Guberti, che ora vive in India e ha realizzato importanti opere nel subcontinente asiatico, espose i suoi quadri fortemente spirituali; Remo Suprani ed i suoi interventi grafici e pittorici su tavole da surf: furono tutti coinvolti in mostre personali raccontate da critici e curatori. Pietro Bruni ebbe il compito di occuparsi della grafica del catalogo.
A distanza di quasi quindici anni si può azzardare un bilancio sull’attività di RAM e sul suo contributo artistico e culturale sul ter- ritorio. RAM appare sin da subito innovativo per l’approccio critico messo a punto da un team curatoriale che faceva da supporto alla mera esposizione delle opere: primo esperimento in un contesto pubblico della nostra provincia.
Chi sostenne e in qualche modo richiese questo progetto fu l’allora giovanissima assessora alle Politiche Giovanili Lisa Dradi. Dopo l’edizione pilota, ci chiese di rendere più strutturata l’idea: così nac- que RAM con il bando di selezione pubblica, che ricalcava quelli delle altre città aderenti al GAI (giovani artisti italiani), il circuito istituzionale che promuove la mobilità e la creatività giovanile. Ravenna, unica in Regione a non aderire a questa rete, ebbe così l’opportunità di legare il progetto RAM all’adesione al GAI, propo- nendo un valido strumento per avere maggiore visibilità per gli ar- tisti selezionati, fruire dei loro servizi e confrontarsi in un contesto più ampio. Il progetto quindi si rimodellò, ma una cosa non cam- biò mai, ovvero la sfida del rapporto critico / artista: un aspetto rilevante che di solito nelle altre città aderenti al circuito mancava, limitandosi ad una autopresentazione dell’artista: la carta vincente di RAM è stata invece proprio quella di aver da sempre coinvolto anche i critici nella definizione difficilissima di una poetica nel mo- mento in cui l’artista è ancora agli albori, in nuce ed il suo stile ap- pare in essere, in formazione. Tant’è che alcuni anni dopo partì an- che la sezione giovani curatori. La prima edizione fu vinta ex aequo da Silvia Loddo e Claudio Musso. La collaborazione dei curatori selezionati con l’ente pubblico spesso è continuata: per il Premio Tesi dell’Accademia ad esempio, o il progetto con i graffitisti. Ci furono anche artisti che poi sono diventati anche curatori, senza ri- nunciare ad un’identità polimorfa, come Marco Antonini, oggi cura- tore delle Nurture Gallery a New York, oltreché fotografo e poeta.
I primi anni furono particolarmente intensi a livello espositivo: ol- tre alla selezione ed alla successiva mostra espositiva degli artisti lo- cali, sono stati invitati artisti come Chiara Dynys, con l’installazione Peshawar nel 2001, il disegnatore Joe Sacco nel 2002 e Marjane Sa- trapi nel 2003. A tutti, oltre alla mostra personale a loro dedicata,
è stato chiesto un momento formativo, di dialogo con gli artisti interessati a captare le peculiarità artistiche e le capacità tecniche di artisti che hanno così prodotto la loro fama. Sacco e Satrapi lavo- rarono per due giorni a Bagnacavallo e da quei seminari sono nati successivamente molti percorsi interessanti. Dopo lo stupefacente successo della mostra di Satrapi (l’unica realizzata con le tavole originali di Persepolis a livello internazionale), Lisa Dradi ci chiese di rendere questa parte di ricerca autonoma, pensare ad un festival di fumetto che parlasse del reale: così nacque Komikazen che ha avu- to da questo momento in poi uno sviluppo parallelo.
Degli artisti premiati e selezionati dal 1999 ad oggi, la maggior parte ha proseguito il proprio percorso artistico seppur con svilup- pi differenti. Così Yuri Ancarani, che oggi opera a livello interna- zionale e che ha mosso i primi passi nel mondo più vasto dell’arte anche grazie alle opportunità successive a RAM del circuito GAI. Andò infatti, sostenuto da Ram, a Salonicco, al Mart di Trento, a Genova a Empowerment (poderosa mostra curata da Scotini) in- sieme a Luca Gambi e Anna Visani.
Non è stato certo l’unico ad avere più chance espositive: Erich Tur- roni è stato ospitato a Parma insieme a Silvia Chiarini per “Con- fini: lo spazio del corpo, il corpo nello spazio” e Giovanni Lami
ha esposto in una doppia personale a Modena alla Galleria Civica.
Wladimiro Bendandi e Paper Resistance a Ferrara, Clio Casadei alle Olimpiadi culturali a Londra lo scorso anno e questi sono solo al- cuni.. Sono stati premiati a RAM anche Cesare Fabbri, Filippo Piri- ni, Flavio Montelli, Giulia Ricci, artisti che tuttora operano a livello nazionale o anche oltre confine. Insomma, RAM è solo un primo scalino, una porta che si apre, ma il lavoro di accompagnamento e affiancamento, condivisione con gli artisti prosegue anche dopo. Stimolanti anche gli incontri tra contemporaneo e patrimonio: per ben tre edizioni con Gemini Muse, un progetto a livello nazionale che invitava giovani artisti a creare un’opera che dialogasse con la storia: sono stati coinvolti Andrea Salvatori, che creò un’originale e discussa istallazione sul Guidarello, Gianluca Costantini che inter- venne nello spazio del Museo del Senio e la sua istallazione rimase poi fino al rinnovamento dello spazio, Fani Sofologi alla Cavalle- rizza che ancora non era Tamo, ma ospitava la mostra temporanea Domus del Triclinio.
L’esperienza di costruire un progetto apposito fu estremamente positiva e stimolò anche la revisione del format del concorso che divenne non più vetrina della produzione già esistente dell’artista premiato, ma concorso che invita a realizzare opere apposite su un tema individuato e declinato dal team curatoriale. Così ci fu l’edizione dedicata nel 2007 al villaggio ANIC, nel 2009 Cercar mare per Ravenna, infine Abbecedario della storia sotto il tappeto sulle identità e storie rimosse di Ravenna, ed ora Trasumanar e organizzar, l’edizione del 2013.
Oltre alla costruzione del progetto espositivo RAM, nel 2004, aprì anche l’Ufficio Giovani Artisti che offre da allora consulenza sulle opportunità di formazione, residenze d’artista, e opportunità pro- fessionali nel campo delle arti visive, teatro e danza. L’inaugura- zione della prima sede dell’ufficio che si trovava allo Spartaco vide l’intervento di Blu e Ericailcane sul l’esterno e all’interno del cen- tro, che poi purtroppo subì un incendio doloso. Le condizioni im- posero il trasferimento dell’ufficio che oggi si trova nella sede negli uffici dell’Informagiovani di Ravenna.
Sicuramente in questo primo resoconto di 14 anni di attività ci sono lacune, questo breve excursus appare più come una serie di appunti, piccoli punti saldi di un progetto dalle grandi potenzialità: l’elenco dei vincitori e dei selezionati, i loro curricula successivi, la credibilità di cui godono i cataloghi distribuiti a livello nazionale, restituiscono un quadro che mostra un paesaggio fertile, in cui si può ancora seminare. Ogni campo che si rispetti va sempre coltiva- to con cura, rinnovato, altrimenti arriva la sterpaglia. Il cambiamen- to non solo locale, ma internazionale del sistema dell’arte, che vede in crisi gallerie rinomate, nuovi paesi emergenti e un livellamento che porta ad una uniformità della produzione artistica che mai si era osservata a livello così globale prima d’ora, imporranno sicura- mente nuove modalità di lavoro. Non esiste uno schema preconfe- zionato che possa funzionare per sempre. È solo nell’intensità dello sguardo sul contemporaneo, ma anche sui propri errori, che si può sperare di continuare a seminare e godere dei sui frutti.